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A quanta libertà siamo disposti a rinunciare per sfruttare i benefici delle nuove tecnologie? (Big Data)

Privacy e Tecnologie: a quanta libertà siamo disposti a rinunciare?

Le potenzialità offerte dalla tecnologia consentono, superando i limiti di tempo e di spazio, di aggregare, archiviare e processare un’enorme quantità di dati a costi contenuti. E siamo noi stessi, perennemente connessi, ad alimentare questi processi e a consegnare, spesso con ingenuità, i nostri dati in cambio di semplici vantaggi o comodità. I big data sono diventati un fattore strategico nella produzione, nella competizione di mercato, nelle innovazioni di importanti settori pubblici e, di fatto, le tecnologie di analisi dei dati si stanno rapidamente diffondendo  anche a settori della nostra vita quotidiana (biometria, domotica, trasporti intelligenti etc.). Quello che si cede non sono però le nostre generalità, ma la radiografia completa e puntuale di gusti, interessi, opinioni, consumi, spostamenti, preferenze, orientamenti, in sostanza pezzi della nostra vita che come tessere di un mosaico si scompongono e vengono sfruttate dalle imprese per elaborare profili identitari – individuali, familiari, di gruppo – sempre più puntuali e precisi”.

Il numero di soggetti quali banche, compagnie assicurative, enti di ricerca ma anche organi di sicurezza,  interessati a sfruttare le potenzialità che derivano dalle analisi dei dati è crescente. Quando gli algoritmi diventano la chiave attraverso la quale scelte e comportamenti vengono orientati, non possiamo non chiederci seriamente a quanta libertà siamo disposti a rinunciare pur di continuare a sfruttare tutti i benefici offerti dalle tecnologie. Le potenzialità dei Big Data, anche rispetto a dati anonimi o aggregati, lasciano intravedere rischi di nuove forme di selezione anche sociale, sulla base di aspetti della personalità (quali rendimento professionale, situazione economica, ubicazione, stato di salute etc.), che incidono però significativamente sulle nostre vite. Ed è per questo che la protezione dei dati nel mondo digitale assume il valore di libertà dal controllo, presupposto di dignità e garanzia contro ogni forma, anche subdola, di discriminazione”. Immagine, salute, opinioni politiche, orientamenti sessuali, credo religiosi, scelte commerciali, stili educativi: sono alcuni degli ambiti ai quali si interessano gli analisti dei Big Data, per le più diverse finalità.

La privacy si presenta come un elemento fondante della società digitale, terreno sul quale misurare l’effettiva tenuta dei diritti in un mondo profondamente mutato dal punto di vista sociale, economico, politico e condizionato dalle tecnologie. Le nuove potenzialità offerte dalle innovazioni tecnologiche (dal cloud, ai big data, all’internet delle cose)  – spesso ancora inesplorate – devono allora essere accompagnate da rigorose misure che impongano la trasparenza dei dati raccolti, delle modalità con le quali sono gestiti, dei luoghi e dei tempi di conservazione, delle attività di profilazione che su di essi possono essere svolte, delle misure di sicurezza adottate dalle diverse piattaforme digitali, della chiarezza in merito alla catena di tutti i soggetti e società che intervengono nel processo di trattamento”.

Il mondo digitale permea ormai quasi tutti gli aspetti della nostra vita. Nell’utilizzo di un qualsiasi dispositivo elettronico (si pensi solo agli smartphone o ai tablet) ogni operazione che compiamo è infatti tracciata o tracciabile. Al nostro atteggiamento spesso inconsapevole o disinteressato, si contrappone l’interesse economico dei gestori delle piattaforme che offrono servizi o contenuti digitali e sfruttano i nostri dati, anche per cederli a terzi: quei dati possono rivelare anche le più sottili ed intime sfumature delle nostre personalità. Ed è proprio nel mondo on-line dei cosiddetti social media, dei siti di e-commerce, dei social networks e dei motori di ricerca che si realizzano le tecniche più raffinate e ed invasive di profilazione dalle quali le aziende traggono enormi vantaggi”.

 

Intervista ad Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali – 26 gennaio 2017

 

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