Caso Tiziana Cantone, il Garante si rivolge ai ragazzi: ogni post va pensato

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Caso Tiziana Cantone, il Garante si rivolge ai ragazzi: ogni post va pensato

Caso Tiziana Cantone, il Garante si rivolge ai ragazzi: ogni post va pensato.

“Non è la Rete il grande colpevole. La Rete ha solo la ‘colpa’ di moltiplicare un giudizio, di amplificare un grido. Ma la violenza che c’è nei social è la violenza che c’è in pezzi della nostra società” (Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali)

Il Web, in alcuni casi, può fare paura. A sentire la tragica storia di Tiziana Cantone, suicida per vergogna, o quella della 17enne di Rimini violentata ed esposta al pubblico ludibrio su Facebook dalle “amiche” (sempre che si possano definire tali) che l’hanno filmata  viene da pensare che la Rete sia un mostro che divora ogni cosa, dignità compresa. Eppure non è così. Perché Internet è un mondo pieno di opportunità, che non va demonizzato, ma in cui però bisogna muoversi con cautela e consapevolezza.

Lo strumento più efficace di difesa è l’autotutela. Perché oggi tutti, anche i bambini, hanno lo smartphone, e il compito dei genitori e della scuola è quello di spiegare loro come utilizzarlo in modo consapevole. Per i ragazzi è normale acquisire foto e filmati e condividerli. Lo fanno spesso senza rendersi conto del pericolo potenziale a cui vanno incontro». Il senso di ribellione e trasgressione dell’adolescenza poi spesso fa il resto, come dimostra il caso di Rimini.

Spiegare limiti e opportunità della Rete, aprire una riflessione larga sul male e sul bene che prende forma dietro internet. Sarò più chiaro: prima di postare un video o di scrivere un giudizio occorre la stessa prudenza e la stessa responsabilità che ci guidano nella vita. Perché la vita dei social non è vita virtuale” (Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali).

 

Le implicazioni giuridiche connesse all’uso del web toccano ogni ambito del diritto: dal diritto civile al diritto penale, dal diritto amministrativo al diritto tributario, dal diritto commerciale al diritto pubblico…e non sempre il fruitore del servizio (bambino o adulto che sia) si rende conto. E la legge non ammette ignoranza!
La facilità di accesso e la semplicità d’uso crea l’illusione che sia solo una realtà virtuale, un gioco, ma poi, quando ci accorgiamo che quella realtà virtuale è in verità anche realtà reale, forse è troppo tardi. E allora sarebbe il caso di introdurre nelle scuole, oltre all’educazione fisica, anche quella informatica. Solo così il cittadino potrà essere consapevole delle scelte fatte e forse…si potranno evitare molti e molti drammi come quello di Tiziana.

 

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